
29 Giu FORME DI GOVERNO PRESIDENZIALISTA
Una malintesa idea di governabilità ha travolto le istituzioni governative.
Le riforme istituzionali avviate e/o approvate negli ultimi trent’anni hanno avuto l’effetto di spostare l’ago della bilancia più che verso l’esecutivo nazionale (in termini di indirizzo politico e di produzione normativa) verso il Presidente del Consiglio dei Ministri.
La retorica della governabilità è riuscita nell’intento di traghettare il Paese verso una forma di governo non presidenziale, ma di fatto presidenzialista ovvero verso una democrazia d’investitura rafforzata.
L’esito paradossale di tale processo è una espropriazione di poteri perpetrata in danno dello stesso Governo in termini di collegialità e di responsabilità politica.
Questo processo ha, di fatto, determinato il dissolvimento della collegialità̀ governativa in favore del Premier nella convinzione che la partita della governabilità dovesse essere giocata sul fronte del ridimensionamento del Parlamento e, quindi, della mediazione politica.
Si è fatta avanti anche l’idea che recupero della capacità e dell’efficienza decisionale del Governo imponesse non soltanto maggiori garanzie in termini di stabilità governativa, ma soprattutto un rafforzamento dei poteri di direzione del Primo Ministro da perseguirsi attraverso il rafforzamento della sua legittimazione elettorale o l’attribuzione di più incisivi strumenti giuridici di direzione del governo.
Il cambio di registro si è avviato a partire dalla prima metà degli anni novanta. Da lì in avanti l’espansione delle funzioni e dei compiti presidenziali non si è arrestata ma ha prodotto una preoccupante degenerazione personalistica e fiduciaria nei rapporti tra Presidente del Consiglio e ministri, che continua a erodere gli spazi e le sedi della collegialità.
La dilatazione dei poteri presidenziali non conduce necessariamente ad un rafforzamento della presidenza ma produce una presidenza forte in un governo debole e disgregato in cui la maggiore o minore influenza di un ministro dipende dalla sua relazione personale con il presidente e il suo apparato di stretti collaboratori.
Sintomatici della perdita di collegialità del governo sono alcune delle prassi seguite nella formazione delle decisioni del Consiglio dei Ministri. Si pensi, a esempio, ai c.d. “provvedimenti copertina”, che sono portati in discussione e approvati in Consiglio dei Ministri nelle linee generali, per poi essere solo successivamente definiti nei loro contenuti; alla prassi dell’approvazione del provvedimento “salvo intesa tecnica” con conseguente successiva determinazione del testo definitivo da parte degli uffici; all’invio della documentazione e alla convocazione del pre-consiglio; alla tendenza della Presidenza a sottoporre al Consiglio dei Ministri i c.d. provvedimenti “fuori sacco” sui quali non si è potuta svolgere alcuna istruttoria perché́ non sono stati iscritti all’ordine del giorno (confr. Elisa Olivito Professoressa associata di Istituzioni di diritto pubblico Università di Roma ‘La Sapienza’).
Quello che poi emerge da questa malintesa idea di governabilità è che lo stesso schema si è riflesso sui Sindaci e Presidenti di Regione.
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